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In ritardo per il cinema

In ritardo per il cinema
Sono davanti alla tua porta, sono arrivata con un’ora di ritardo e so che la cosa ti da fastidio. Suono il campanello e sento i tuoi passi veloci.
“E’ tardi”
“si, lo so. Scusami”
“ormai il film è andato”
Lo so. Non ho mai avuto intenzione di andare al cinema. “Rimaniamo a casa allora”
“ma sono settimane che mi parli di quel film”
Certo che si. “Mi versi qualcosa da bere?”
Mi guardi con un’espressione un po’ seccata, ma non dici nulla. Ti giri e vai a prendere i bicchieri e il ghiaccio. Mi versi il martini rosso e mi porgi il bicchiere, “sei strana questa sera”. Bevo un sorso e mi avvicino al tuo viso. Ti bacio con il liquore ancora in bocca.
Sei ancora arrabbiato, stai li’ fermo e non rispondi alle mie provocazioni.
“Siediti per favore”
Il campanello suona.
“Vado io, tu siediti tranquillo”
Apro la porta e la faccio entrare. E’ alta come me, strizzata in un vestito aderente che mette in mostra il suo seno e il suo sedere rotondo. E’ molto piu’ bella del solito.
Entriamo insieme nella stanza e la tua espressione passa da seccata a sbalordita.
La lascio in piedi vicino alla porta e vengo a sedermi vicino a te.
“E’ il mio regalo per te” ti sussurro nell’orecchio.
Hai gli occhi sbarrati, ancora non capisci.
Lei si avvicina, si gira e lentamente apre la cerniera che parte dal collo e arriva fino al sedere.
La guardi ipnotizzato. Ti sistemi scivolando nella seduta del divano. Adesso hai capito.
Il suo vestito cade scoprendo un corpo scolpito fasciato solo dal reggicalze e le calze nere. Sento un tuo mugolio soddisfatto.
Inizio a baciarti il collo e muovo la mia mano sul tuo torace aprendo ogni bottone.
Il tuo sguardo fisso sulle mani di lei che scivolano sul suo seno turgido, la vita, i fianchi.
La mia mano dentro i tuoi pantaloni accarezza lentamente il tuo uccello già grosso e duro. “Torno tra poco” ti sussurro. Mi alzo dal divano e la raggiungo.
Le passo la mano dietro la nuca e avvicino la sua bocca alla mia. Appoggio le labbra e le accarezzo con la lingua.
Lei mi lascia entrare, cerco la sua lingua calda e morbida.
Sento le sue mani appoggiarsi sui miei fianchi e salire verso il mio seno.
Il suo tocco è diverso da quello di un uomo.
Continuo a penetrarla dolcemente con la lingua.
La mia mano scivola tra le sue gambe, il mio dito medio tra le sue labbra bagnate. Per un attimo il suo respiro si ferma.
Con il polpastrello sfioro il clitoride. Sento la sua bocca che si apre ancora di piu’.
Premo un po’ piu’ forte, lo muovo in cerchi tutto intorno.
Lei sta ansimando e stringe sempre di piu’ il mio seno.
Lascio la sua bocca e mi giro a guardarti.
Sei nudo, seduto sul divano che ti godi la scena mentre ti seghi.
“Vai da lui”
Lei si muove verso di te, vedo la tua mano che accelera per poi rallentare.
Si siede sul tuo cazzo e scivola giu’

le afferri i fianchi per comandare i suoi movimenti.
Mi avvicino alla sua schiena, tra le tue gambe. Mi inginocchio e inizio a leccare le sue natiche, le apro e infilo la mia faccia. La punta della lingua dritta contro il suo buchino. Tu la fermi impalata sul tuo cazzo mentre io lo lecco, mi infilo un dito in bocca e poi lo spingo dentro il suo buchino aprendolo.
Sento il tuo cazzo con il mio polpastrello sotto al sottile strato di carne che ci divide.
Infilo un altro dito.
Lei urla e tu ricominci a scoparla. Le tue dita sono quasi bianche tanto forte è la presa sui suoi fianchi.
Ogni volta che lei scende le mie dita entrano un po’ di piu’.
Sento il suo sfintere che si contrae, poi si lascia andare nell’ultimo urlo dell’orgasmo.
Lei si sposta vicino a te, le apro le gambe e mi avvicino per leccarla.
Sento le tue mani che si appoggiano sui miei glutei, alzi la gonna e sposti il cordino del perizoma. La tua cappella spinge schiudendo le labbra e si infila nella mia figa bagnata. Uno schiaffo sulla coscia sinistra. “E cosi’ mi hai preso in giro per due settimane”
Un secondo schiaffo. Brucia molto piu’ del primo.
Mi scopi cosi’ forte che le tue palle sbattono contro di me ogni volta.
Terzo schiaffo. Non sono i soliti schiaffetti. La mia pelle brucia anche se non la tocchi.
Mi sputi nel culo.
Esci e me lo forzi fino in fondo
e ancora
e ancora
il dolore del tuo uccello che mi incula si fonde con le ondate di piacere.
Le sue mani trattengono la mia testa in mezzo alle sue gambe e sta per godere una seconda volta.
“Godi puttana”
Non capisco piu’ nulla. Sento i suoi gemiti, le mie urla, tu che mi sbatti e mi chiami puttana. Gli spasmi dei muscoli.
E vengo. In modo a****lesco. Con i liquidi di lei che colano dalla mia bocca spalancata.
Mi sento completamente aperta sotto i tuoi colpi, le contrazioni che non si fermano.
E poi tu mi riempi.
Ci sdraiamo sul tappeto. Non sei piu’ seccato adesso.

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