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L’equinozio di primavera

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L’equinozio di primavera
Era la sera dell’equinozio di primavera.

Io stavo tornando a casa tardissimo dal lavoro….come al solito.

Il mal di testa che mi aveva accompagnato durante la giornata di lavoro, stava finalmente iniziando a togliersi di torno confermando il mio sospetto che quel dolore continuo in mezzo alle sopracciglie era dovuto allo stress accumulato in ufficio….

Dopo aver parcheggiato al solito posto, entrai nel portone del condominio e con somma incazzatura trovai un biglietto sulla porta dell’ascensore con la classica scritta GUASTO!

Naturale!

Dopo una giornata schifosa dovevo anche farmi sei piani a piedi….e meno male che non abito a New York….

Gradino dopo gradino iniziai a salire verso l’appartamento dove avrei cenato da solo, visto che mia moglie con i bambini era andata per qualche giorno a trovare sua cugina a qualche centinaio di chilometri dalla nostra città…..meglio così. Lei ed i bambini mi mancavano, ma l’idea di poter passare la serata senza urla dei bambini e poter guardare quello che volevo alla TV non aveva prezzo.

Ad un certo punto, salendo dal terzo al quarto piano, all’improvviso mi trovai davanti un sedere femminile ben tornito e fasciato in dei jeans attillati! Devo aver fatto qualche verso tipo OOOOH perchè la proprietaria di quel magnifico sedere si girò di s**tto con la faccia incavolata, ma riconoscendomi subito il ghigno da arrabbiata si trasformò in un sorriso…era la ragazza ucraina che qualche mese prima era stata assunta da una coppia anziana che viveva nell’appartamento sotto al nostro e che avevo incontrato già qualche volta nel condominio o in qualcuno dei negozietti del vicinato.

“Ciao” mi fece lei

“Ciao” risposi immediatamente e rendendomi conto che aveva delle zucchine nelle mani le chiesi “hai bisogno di aiuto?”

“No, si è solo rotta la borsa delle verdure mentre mi arrampicavo per le scale” mi fece lei sorridendo…

“Ok, lascia che ti aiuti, sennò ci metti una vita a raccogliere tutto”

Infatti c’erano ortaggi sparsi dappertutto e non sapeva neanche in quale borsa metterli…

“Guarda, ho una borsa della spesa in tasca, la tengo per le emergenze e mi sembra che questo sia il momento giusto per usarla….”

Guardando la borsa pieghevole che avevo già estratto lei fece “Ok, grazie allora”.

In silenzio le porsi la borsa ed iniziai a raccogliere le verdure assieme a lei. Una volta finito le dissi: “Dai che ti dò una mano a portarla fino in casa” e senza aspettare la sua risposta ricominciai a salire le scale.

Lei docile non disse nulla e mi venne dietro con il resto della spesa.

Arrivati davanti alla porta dell’appartamento dove viveva, la vidi estrarre le chiavi di casa dalla borsa e notai che aveva delle mani molto delicate e molto curate con le unghie dipinte con molta cura e con la particolarità che l’unghia del dito medio era più corta delle altre….ma non ci feci molto caso, visto che nel frattempo aveva aperto la serratura ed era entrata in casa facendomi cenno di entrare.

Io entrai un attimo e realizzando che aveva aperto con le mandate, le chiesi: “Ma sei da sola? Ed i tuoi padroni dove sono?”

Diventando seria per un momento mi disse: “Loro non sono i miei padroni, mi danno da lavorare, ma finisce lì. Io posso avere un solo padrone alla volta….” ma si interruppe e mi guardò con uno strano sorrisetto che passò come un lampo, poi arrossì ed abbassò gli occhi prendendomi la sportina della verdura e dirigendosi verso la cucina.

Non sapendo cosa fare, la seguii per avvisarla che stavo andando. Quando arrivai in cucina però iniziò a parlare lei:

“Scusami, comunque i signori sono andati a casa del figlio maggiore per il weekend e mi hanno chiesto di rimanere a casa per fare quelle pulizie grosse che di solito non riesco a fare quando ci sono loro in giro. Così sono sola da oggi fino a mercoledì prossimo….”

“Anch’io sono solo a casa” risposi subito con una punta di eccitazione che si affacciava nella mia mente ma non riuscendo a focalizzare esattamente il perchè….

A quel punto lei mi disse: ” Senti, visto che viviamo a pochi metri di distanza ma non ci conosciamo, io sono sola e tu sei solo ed a me non piace mangiare da sola, ti andrebbe di venire a cenare qui stasera? Niente di speciale, ti faccio solo un pasticcio con le verdure.”

Pensandoci per qualche secondo stavo per risponderle che mi dispiaceva ma che ero stanco e volevo andare a letto presto, ma nel profondo anch’io non avevo voglia di stare solo, così accettai e le dissi: “OK, ma vado prima a casa a farmi una doccia ed a mettermi comodo, ci vediamo tra una mezz’ora, va bene?”

“Benissimo, così mi faccio anch’io una doccia e mi metto a preparare.”

Detto fatto, corsi a casa, lanciai i vestiti sul letto, mi infilai nella doccia e rimasi sotto il getto bollente per dieci minuti buoni a far sbollire lo stress della giornata ed a prepararmi per la serata.

Dopo mezz’ora esatta ero fuori dalla sua porta, dopo aver suonato mi venne ad aprire ed appena entrato sentii immediatamente un profumo inebriante di spezie e verdure. Io avevo portato una bottiglia di vino bianco secco che mi sembrava appropriato come abbinamento per le verdure.

Dopo aver infilato il vino nel freezer per farlo raffreddare un pò mi misi a tagliare il pane per dare una mano mentre lei apparecchiava sul piccolo tavolino della cucina.

Mentre affettavo il pane, mi misi ad osservarla ed i miei pensieri stavano prendendo una piega strana quando fui risvegliato dal mio cellulare. Era mia moglie per il salutino serale.

“Ciao orsetto bello, come stai?”

“Ciao amore, io bene anche se un pò stanco, voi tutto bene?”

Mentre mi raccontava della loro giornata, mi diressi verso il salotto per poter parlare tranquillamente…

Finita la chiamata tornai in cucina dove la ragazza era china intenta a controllare il punto di cottura del pasticcio nel forno dandomi modo di ammirare una volta di più quel magnifico fondoschiena.

Accorgendomi che mi stava osservando di sottecchi, distolsi lo sguardo un pò imbarazzato, mentre lei sorrideva vistosamente…

Cominciammo a chiacchierare del più e del meno, del tempo, della primavera che stava arrivando, lei mi raccontò di com’era la primavera a casa sua in Ucraina, io le raccontai cosa facevo di lavoro e così via.

Dopo un pò finalmente il pasticcio fu pronto così iniziammo a mangiare non senza aver stappato il vino ed iniziato con un brindisi alla speranza che il giorno dopo l’ascensore sarebbe stato riparato…

Continuammo a chiacchierare di vari argomenti, di libri, di cinema finchè arrivammo ad un argomento di cui io ero e sono un grande appassionato: l’esoterismo! Con non poca sorpresa, scoprii che anche lei aveva letto un sacco di cose sull’argomento ed intavolammo una discussione appassionata sull’alchimia, sulla storia degli alchimisti e sulle differenze tra l’oriente e l’occidente nel trattare questi argomenti.

Nel frattempo avevamo finito di mangiare e senza neanche dirlo eravamo passati in salotto dove avevamo finito la bottiglia di vino chiacchierando.

Ad un certo punto lei disse: “Ho caldo, usciamo a prendere un pò d’aria sul terrazzo?”

“Molto volentieri dissi io”

Era una serata calda, il tramonto era alla fine ed il cielo era ancora tinto dei colori caldi del sole morente.

All’improvviso lei disse: “Hai mai messo in pratica i riti e le pratiche di cui hai letto nei libri?”

“Si, un paio di volte, ma con scarso successo, e tu?”

“Si, in particolare mi sono dedicata ai rituali della fertilità!”

Fu come se mi avesse attaccato una spina di corrente elettrica a 400 volts…..mi risvegliai dal torpore indotto dal vino e cercai di mettere a fuoco quei meravigliosi occhi verdi che mi stavano scrutando da 30 cm di distanza…..

Non so come dopo parecchi secondi di silenzio assoluto sentii la mia voce che diceva: “Fertitlità eh? Potremmo farne uno proprio ora, visto che siamo al tramonto dell’equinozio di primavera, quale momento milgiore?”.

Lei rimase un attimo ancora a guardarmi in silenzio, poi senza dire nulla con la voce ma dicendo tutto con lo sguardo e con il corpo rientrò in casa…..io la seguii chiedendomi se quello che stava succedendo era tutto vero o se era frutto del vino e della mia immaginazione….

….Appena rientrati in casa vidi che si metteva a sparecchiare il tavolo dove avevamo mangiato e già mi stavo preparando a darle la buonanotte per ritornare nel mio appartamento quando mi chiese di darle una mano a spostare il tavolo verso la finestra…seguendo le sue indicazioni, la aiutai e solo dopo qualche istante capii cosa voleva fare…

Evidentemente lei era già abbastanza esperta di quel particolare rituale e probabilmente lo aveva già praticato. Così dispose il tavolo in modo da usarlo come altare posizionando il lato lungo nella direzione Est-Ovest ….

Poi andò alla credenza a prendere delle candele che disponemmo sul tavolo ai quattro angoli senza accenderle…

Quindi mi disse di aspettarla un momento, così mentre cercava gli altri oggetti da utilizzare per il rito, io andai verso lo stereo e la raccolta di CD dei padroni di casa e trovai quello che serviva come sottofondo musicale, della musica strumentale celtica suonata utilizzando i suoni della natura campionati, molto di atmosfera….

Lei tornò con quattro pezzi di corda che legò alle gambe del tavolo lasciandoli penzolare verso il pavimento…

Quindi la aiutai a posizionare ai lati del tavolo quattro ciotoline, quella posizionata sul lato Nord del tavolo con dell’acqua dentro,

quella posizionata sul lato Sud del tavolo con delle zollette di zucchero imbevute di alcol etilico, quella posizionata ad Ovest del tavolo con della polvere di caffè e quella posizionata ad Est con della polvere di farina.

Al centro del tavolo poggiamo ancora tre ciotoline con dei chicchi di grano, dell’olio di oliva e del vino…

Era tutto pronto, lei mi disse che doveva prepararsi e mi chiese di abbassare le luci e di accendere le candele…

Recitando tra me e me le formule per accendere le candele nella sequenza e con le parole corrette, mi preparai anch’io, togliendomi la maglietta e le scarpe e rimanendo solamente con i pantaloncini di cotone bianchi che uso quando sto in casa…

Mettendomi davanti alla finestra aperta e godendomi l’atmosfera che si era creata grazie alla musica, alle candele ed agli odori iniziai ad entrare in contatto con il mio spirito, mentre la mia mente non riusciva ancora a liberarsi dal pensiero di lei e di cosa sarebbe successo….

Ad un tratto sentii la sua voce che in soffio mi diceva che era pronta e potevamo iniziare…mi girai e la vidi, avvolta in una specie di toga bianca che portava avvolta attorno al corpo e appoggiata sopra la testa a mò di cappuccio, così che non riuscivo a distinguere bene i tratti del suo viso ….

Andai a posizionarmi accanto a lei vicino al lato Ovest del tavolo ed iniziammo a proclamare le lodi dei quattro angoli del Mondo e dei loro elementi, Ovest e la Terra (simboleggiata dalla polvere di caffè), compiemmo quindi tre giri intorno al tavolo, quindi ci recammo al Nord dove lodammo l’Acqua, altri tre giri e ci fermammo all’Est a lodare il Vento (Simboleggiato da noi che soffiavamo leggermente sulla farina) per finire al Sud incendiando le zollette di zucchero con l’alcool usando la candela del sud per il Fuoco.

Quindi passammo alcuni attimi in silenzio, e continuammo con il rito di offerta alla natura che rinasceva, gettando alcuni chicchi di grano presi dalla ciotolina al centro del tavolo, quindi versando una goccia di olio sopra i chicchi e bevendo un sorso a testa del vino contenuto nella terza bacinella.

Ora era arrivato il momento dell’offerta più importante, l’offerta della fertilità…

Quindi spostammo le ciotoline e le candele via dal tavolo, lei si posizionò sul lato Sud con le spalle al tavolo…

Io iniziai a toglierle la toga partendo dalla testa e svolgendola dal suo corpo mentre lei mi aiutava con una specie di balletto….

Rimasta nuda la aiutai a sedersi e quindi sdraiarsi sul tavolo, con molta calma e lentezza iniziai a legarle le mani ed i piedi al tavolo usando gli spezzoni di corda che avevamo preparato in precedenza….

Finita questa operazione, la guardai completamente nuda ed aperta sul tavolo, mentre respirava affannosamente alla luce delle candele e teneva gli occhi chiusi sentendo dentro di se come lo sentivo io il rinnovamento che portava con se l’equinozio….

A quel punto io presi la ciotola dell’olio e glielo sparsi sul corpo massaggiando leggermente per far entrare nella pelle l’olio tiepido, passando da una gamba all’altra, notai che oltre ad avere il respiro affannoso, il rito la stava eccitando moltissimo, cosa che naturalmente sentivo anch’io come ormai era molto evidente da quanto erano tesi i miei pantaloncini.

Finalmente mi liberai dei calzoncini anch’io ed iniziai a baciare lentamente il suo corpo, rendendo omaggio ai quattro punti cardinali e ripetendo le lodi della Terra, mentre le baciavo il seno destro, quelle dell’Acqua mentre la baciavo in bocca, quelle del Vento mentre le baciavo il seno sinistro ed infine quello del Fuoco mentre le poggiavo la lingua ed iniziavo a muoverla in mezzo alle sue gambe…

Lei a quel punto era percorsa dai brividi e la sua pelle iniziava a sudare….o forse non era sudore della pelle delle cosce, ma eccitazione, non lo so. D’altra parte, io ero intento a svolgere il rituale con la massima devozione e la mia mente ormai era annebbiata dal vino, dall’atmosfera e dal rito simbolico ed arcaico che stavamo svolgendo….oltre che dalla eccitazione incredibile che avevo raggiunto….

Ad un certo punto il suo respiro divenne molto pesante ed il suo corpo iniziò a vibrare indicando che era giunta all’apice.

Continuai sempre più veloce fino a quando iniziò a rilassare il suo corpo.

A quel punto mi staccai dal Sud e passai delicatamente i palmi delle mie mani che erano caldi come pietre al sole sul suo corpo sciogliendo al tempo stesso i nodi che la legavano al tavolo…

Una volta libera, rimase ancora qualche minuto distesa sul tavolo a riprendere fiato ed a riconnettere la sua anima al suo corpo, infine scese dal tavolo e vedendomi nudo quasi trasalì, ma dopo un solo istante sorrise e senza dire nulla abbassò lo sguardo e mi prese per mano conducendomi nuovamente al tavolo e facendomi prima sedere e poi sdraiare nella stessa posizione dove era stata lei qualche minuto prima…

Procedendo sempre in senso orario, mi legò mani e piedi che erano state già la sua dolce prigione, quindi prese la bacinella dell’olio ed iniziò a spalmarmelo addosso….

Finito l’olio, prese ancora l’ultimo sorso di vino e ne diede anche a me, quindi iniziò partendo da Ovest a rendere nuovamente omaggio ai quattro elementi: Terra, Acqua, Aria e….finalmente Fuoco!

E fu Fuoco veramente, la sua bocca era incandescente sui miei capezzoli e sulla mia bocca mentre lodava Terra, Acqua ed Aria, ma giunta sul mio sesso di Fuoco era diventata un Vulcano!

Con una perizia fantastica, mi fece annebbiare nuovamente la vista e la mente. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare ed ebbi la sensazione che la mia anima per qualche istante volesse staccarsi dal corpo per poter osservare in maniera distaccata dall’esterno quello che stava provando il mio corpo. Per fortuna questo non accadde del tutto, ma per qualche istante mi sembrò che il tempo si fosse fermato e che i miei sensi fossero diventati uno solo, fusi assieme dal piacere e dal calore della passione…

Nell’istante in cui ripresi un minimo di controllo su di me, aprii gli occhi e lei in qualche modo se ne accorse e si staccò….con mio rammarico….

Passarono pochi secondi e la sentì prendere la tazza con la farina, ed usando un dito tracciò sul mio addome il disegno di un Sole stilizzato e sul sul quello di una Luna crescente, la luce e l’ombra, Yin e Yang, maschio e femmina….

Quindi salì sul tavolo, si mise con i suoi piedi divaricati accanto ai miei fianchi e piano piano scese fino a portare il suo sesso in contatto con il mio che svettava sempre più turgido verso di lei….

Si fermò solo un istante e piano piano si calò facendomi penetrare nel simbolo stesso della vita…..la mia spada stava affondando nel suo calice e tutto aveva senso, mentre noi due rinascevamo assieme a tutta la natura….

Non lo so per quanto tempo lei continuò quel movimento ritmico che sembrava una danza su una musica che non c’era, un mantra caldo e meraviglioso che mi portava in cima a montagne ed in fondo a splendide valli lungo un cammino che stava per concludersi….

Quando il mio respirò le indicò che era giunto il momento, lei iniziò a fare dei movimenti diversi che fecero accellerare anche il suo respiro e dopo pochi istanti, il respiro non potè più essere solo aria, ma divenne rantolo e poi quasì urlo di liberazione!

Tutti e due all’unisono avevamo raggiunto la cima della montagna ed avevamo trovato quello che stavamo cercando….

Immediatamente dopo l’urlo, lei si accasciò su di me con il fiato corto come lo avevo anch’io…

Di nuovo dovemmo attendere qualche minuto prima di poterci muovere e riprendere il controllo dei nostri muscoli e dei nostri corpi, poi lei scese, con solo un leggero fremito nel momento in cui ci staccammo….mi slegò velocemente così potei rialzarmi dal tavolo.

In piedi accanto al tavolo ci abbracciammo e ci baciammo, ma furono baci di felicità. Eravamo felici come se fossimo veramente rinati, ed in parte era una sensazione reale….

Poi si sciolse dall’abbraccio e mi prese per mano, mi condusse al bagno e facemmo una doccia purificatrice assieme lavandoci, risciacquandoci ed asciugandoci l’un l’altra.

Ritornati nel soggiorno ci rivestimmo, io con i miei abiti, lei con la toga di prima e rimettemmo a posto il soggiorno.

Finite le pulizie, uscimmo ancora per qualche minuto sul terrazzo a godere del fresco caldo della sera di primavera, quindi lei si complimentò con me per la mia conoscenze dei simboli e dei riti ed io mi complimentai con lei della conoscenza delle formule e per l’ambientazione. Ci promettemmo di provare altri riti quando ce ne sarebbe stata l’occasione, quindi la salutai dolcemente e me ne andai verso il mio appartamento.

Ormai sono passate diverse settimane ed io non riesco a smettere di pensare a quella sera, a quel rito ed a quello che era successo, ma ancora oggi, le sensazioni di fondono e si confondono lasciandomi il tremendo dubbio che sia stato solo un sogno, un meraviglioso sogno …..

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