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Viky

Viky

E’ qualcosa che non ha una ragione razionale di essere, magari quella persona non compie gesti fastidiosi contro di noi, non parla male di quello che facciamo, magari è anche cortese, e lo siamo anche noi, eppure…
Eppure c’è sempre un filo di tensione, di ‘stronza/o’ sulla punta della lingua, un ‘cazzo vuoi’ che riecheggia nella testa ad ogni domanda che ci rivolge…
Sì, scommetto che è capitato, che questa cosa vi è familiare.

Ed ecco che potete capire come fosse il mio rapporto con la mia caposervizio.
Arianna era una donna a suo modo affascinante, molto attenta ai modi di porsi e di parlare in ufficio, sempre molto professionale nel gestire i problemi a lavoro.
E costantemente pronta a rimbeccare qualcuno, a sottolineare un errore, un’inesattezza, o anche solo a moderare un entusiasmo troppo vivace, come è di solito il mio a lavoro.
Sono esagerata, energica, in molti miei modi, ma sul posto di lavoro questa cosa non è mai stata vista negativamente. Meglio avere qualcuno di esuberante ma attivo, che un automa privo di ogni passione, no?

Per Arianna, no.

Cominciò a lavorare da noi verso Ottobre di qualche anno fa, e in capo a un mese “Herr Figa di legno” o “Tailleur” erano sinonimi di “Arianna” o “caposervizio”. Era seria, fredda e precisa oltre il suo ruolo, e noi tutti troppo grandi per accettare una specie di vecchia zia single con un pessimo carattere senza provare fastidio!

“Fastidio”, un termine adeguato, che accompagnava ogni mia interazione con lei, e quasi certamente, viceversa, da come sembrava più che pronta a punzecchiarmi su ogni argomento, pure quelli personali, come trovarmi a salutare molto calorosamente il tizio con cui uscivo all’epoca.
Ma è qui che le cose presero una piega molto inaspettata e molto divertente…

Ricordo l’esatto momento in cui mi staccai dalla bocca del mio lui, cercando di contenere una risposta di un’acidità tale che avrei sciolto il marciapiede, e di aver incrociato lo sguardo di lei che lo guardava. Per un istante vidi chiaramente un lampo nei suoi occhi e una microscopica vampata sul suo viso, sempre molto a modo e serio.
“Scusami, ma siamo ancora fuori da lavoro, potrò avere la mia privacy?” chiesi aspramente. La risposta di Arianna, fulminea, la riportò nel suo mood da Herr Figa di Legno.
“Non penso ci sia privacy quando sei attaccata a lui come una ventosa in mezzo alla strada!”

Per fortuna il mio lui, al secolo Alessio, alzò le spalle ben proporzionate e adducendo scuse di lavoro spezzò la discussione e si levò anche poco cavallerescamente dai coglioni.
In ascensore Arianna non riuscì a trattenersi dal chiedere.

“… Da quanto vi vedete?”
“Un po’.”
“Mi pareva avessi un ragazzo un mesetto fa…” sottolineò lei.
“No. Uscivo con un altro ragazzo, ma chi frequento e ogni quanto cambio compagnia penso proprio -quasi letteralmente- che siano ca…Si miei.” risposi in un sibilo, certa che la mia risposta fosse fonte di nuovi rimproveri.

Ignorando il resto del discorso, sedendomi nel mio tristissimo cubicolo, ripensai a quel microsecondo in cui avevo visto il viso di Arianna illuminarsi, guardando Alessio.
Forse si conoscevano? Frequentavano? Vai a sapere le coincidenze…

Un paio di SMS con Ale smentirono la mia tesi, non l’aveva mai vista prima. E un paio di ore dopo, la mia anima maliziosa decise che Arianna e Alessio dovessero incocciarsi qualche altra volta…
E così sottilmente cominciai a testare scientificamente la mia idea. Alessio e Arianna si trovarono vicini quasi subito, la stessa settimana.
D’altronde lui non lavorava distante, cosa c’era di male in una pausa pranzo al bar in cui passava a mangiare anche lui?

Arianna sembrò sbiancare, non solo a me, quando il bel fanciullo si sedette di fianco a me al bar.
“Non avevo capito ci fosse anche lui!” disse in un sospiro mentre il ragazzo ordinava alla cameriera.
Un collega ridacchiò commentando che forse questa volta il mio ragazzo sarebbe durato più di tre giorni, visto che ‘addirittura’ lo invitavo a pranzo.

Presi la palla al balzo.
“No, ehi, tre giorni durano quelli che mi porto a letto, i ‘ragazzi’ durano un po’ di più… Per quanto non è che la sera, a casa, stiamo sul divano a giocare a carte…” dissi con un’eloquente alzata di sopracciglio indirizzata ad Arianna, una confidenza che sicuramente non gradiva, ma che la mise solo a disagio.
Sorrisi al mio piatto di insalata di pollo appena arrivato, pensando che forse forse Herr Figa di Legno potesse rivelarsi una compagnia divertente…

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