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Il primo boyfriend – Capitolo 5

Il primo boyfriend – Capitolo 5
Restammo seduti sulla panca per ore, o almeno ci sembrò. L’ultimo cosa che io volevo era che questo finisse. Mi piaceva stare solo con lui, tenendogli la mano, parlando e scoprendo di lui. Era figlio unico. I suoi genitori erano ambedue avvocati di grido in una città vicina. Erano raramente a casa e, quando c’erano, o leggevano documenti o erano al telefono. Luca disse che a causa di questo, aveva imparato a cucinare all’età di 12 anni.
Io gli dissi che per me era solo l’opposto. Prima che i miei due fratelli e mia sorella andassero a vivere da soli, non avevo mai avuto privacy. I miei genitori non solo erano coinvolti nella mia vita, forse erano un poco troppo coinvolti!
Ogni volta che lasciavo la casa o ritornavo, venivo interrogato. Cosa avrei fatto? Dove stavo andando? Quanto tempo sarei stato via? I miei genitori volevano essere sicuri di sapere ogni mia mossa. Mi sembrava che i miei genitori avessero deciso che ero ormai un adulto ed ultimamente avevo un po’ più libertà. Ne ero felice e dovevo fare in modo di non fare niente che mettesse in pericolo la mia piccola libertà.
Controllai il mio orologio e vidi che erano le 9 e mezza: “Ho detto che sarei stato a casa entro le dieci.” Dissi malinconicamente. Alzandosi lui disse: “Va bene, però ritorniamo a casa mia così potrai chiamare i tuoi ed dire loro che resterai a dormire.” Dopo un breve silenzio aggiunse: “Vuoi restare a dormire, non è vero?” “Uh, sì!” ed accennai col capo dopo una piccola esitazione. E i tuoi Suoi genitori?”
“Saranno via per il fine settimana. Una conferenza o qualche cosa del genere.” Così dicendo prese la mia mano e mi fece alzare dalla panchina. Ritornammo a casa sua, uno di fianco all’altro sempre conversando. Entrammo e lui mi mostrò dove era il telefono. Chiamai mia mamma e le dissi io che avrei passato lì la notte. Dopo alcune domande lei si disse d’accordo, mi disse: “Buona notte, ci vediamo domani mattina.”

Dopo che ebbi riagganciato, Luca mi portò su per la scala nella alla sua stanza.
La sua casa era splendida, in un eccellente stile neo-moderno. Sulla scala c’erano sue foto. Non potevo fare a meno di fermarmi a guardarle. Cominciavano dal primo gradino con una foto di lui a circa due anni. Continuavano in ordine cronologico fino ad una della quarta liceo e poi, l’ultima fatta alcuni mesi prima, come mi aveva spiegato.
Io stavo fissando la foto, ammirando come il fotografo aveva catturato le delicate, ma particolareggiate caratteristiche della sua faccia, leggermente abbronzata, liscia, senza macchie, ed i suoi occhi in cui chiunque avrebbe potuto perdersi facilmente. Io stavo nuotando nei due più bei laghi blu chiaro quando le parole: “Forza, vieni!” arrivarono dall’altro capo dell’atrio. Mi risvegliai dal mio stordimento e mi avviai. Quando lo raggiunsi bisbigliò tranquillamente e seducentemente: “Perché guardi il falso quando hai di fronte il vero?”
Sorrisi e mi avvicinai per baciarlo. Era la prima volta che ero abbastanza audace da fare la prima mossa. La mia audacia non si fermò là. Senza rendermene conto, cominciai a spogliarlo. La mia mano si abbassò lentamente sul suo corpo sodo e muscoloso dove finiva la sua camicia. Infilai una mano sotto la camicia e cominciai a massaggiargli lo stomaco facendo vibrare i suoi addominali. Gli alzai la camicia mentre lui sbottonava la mia ed interrompemmo il bacio per il tempo necessario per toglierci l’un l’altro le camicie. Poi immediatamente riprendemmo il nostro bacio, le mani che erravano dappertutto. Io ero fuori controllo! Le mie mani erano già sui suoi pantaloni e massaggiavano le protuberanze di carne che si erano formate.
Slacciai la fibbia della sua cintura e gli slacciai i pantaloni facendoli cadere al pavimento. Questo lo colse di sorpresa ed emise un piccolo anelito. Abbassai lo sguardo vedendo che il suo cazzo era così duro da sbucare dalla patta dei boxer. L’afferrai istintivamente e cominciai a massaggiarlo con sua grande delizia. Fu il suo turno di far scivolare giù i miei pantaloni e boxer con un sol colpo. Indietreggiò e si avviò al letto. Calciando i miei pantaloni e boxer in un angolo, lo seguii.

Per prima cosami fece sdraiare sullo stomaco e, cominciando dal collo, scese a baciarmi tutta la schiena. Poi spinse un dito nel mio sedere, sondando il mio sfintere vergine. Io non avevo idea che potesse essere così bello avere qualche cosa conficcato nel sedere. Quindi immaginate la mia sorpresa quando lui spinse dentro la sua lingua! Quello era il paradiso, ne ero sicuro!
Luca fece del rimming al mio sfintere mai violato finché pensai che la mia ghiandola prostatica stesse per esplodere. Mi fece girare sulla schiena senza preavviso poi alzò le mie gambe per farle appoggiare sulle sue spalle. Accarezzo le parti inferiori delle mie gambe, poi si posizionò così vicino a me che il suo uccello toccava il mio sedere; mi guardò e chiese: “Era questo che volevi?”
“Più di quanto tu pensi!” E esclamai come se sarei impazzito se non me l’avesse ficcato dentro nei 5 secondi successivi. Emisi un piagnucolio quando lo spinse nel mio retto. Lo lasciò fermo per circa 30 secondi per farmi adattare ed allargare prima che lui l’estraesse lentamente per poi spingerlo dentro di nuovo.
Dopo che l’ebbe fatto un paio di volte il dolore si trasformò in piacere puro. Cominciò a cavalcarmi sempre più velocemente e più forte facendomi lamentare e grugnire sempre più forte.
Andava sempre meglio. C’era un pene di 20 centimetri nel mio sedere e pensavo di non averne mai abbastanza! Se c’erano stati dubbi nella mia mente che fossi gay, Luca stava allontanandoli uno alla volta ad ogni tuffo della sua verga pulsante. Capii che questo era quello che stavo aspettando dalla mia nascita. Era così bello.

Alla fine Luca annunciò che stava per sborrare. Improvvisamente sentii che il mio intestino veniva allagato da massicci quantitativi di crema d’uomo di Luca. Non me ne stavo rendendo conto ma anch’io stavo per eiaculare. Afferrai il mio cazzo e lo menai per un po’ mentre Luca pompava furiosamente nel pieno del nostro orgasmo condiviso. Con un forte lamento esplosi il mio carico sul torace e l’addome sudati di Luca. Presi con un dito dello sperma che aveva sulla guancia e lui lo leccò via e lasciò che il suo corpo crollasse su di me. Lo presi tra le mie braccia, lo baciai sulla testa e lo tenni vicino a me il più possibile.
E ci addormentammo così.

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