Una ninfomane, un fratello e una punizione.
Non la stava a sentire. Inutile le proteste. Non mollava la presa.
La braccava, era sua prigioniera. Prigioniera di quella rude morsa. Si dimemava come un’anguilla. Ma più si muoveva, e più lui stringeva.
La teneva da dietro. Sentiva il fiato da bestia sul suo collo magro.
– Giggio. Lasciami. Mi fai male.
– Zitta Lili!
– perché fai cosi!?
– perché sono tuo fratello maggiore. E ti meriti una punizione per quello che hai fatto!
La povera Lilia era imbalia di suo fratello Gianluigi, intento a punirla per aver disonorato la famiglia, che dopo la morte del padre, spettava lui e solo lui il ruolo dell’uomo di casa. Ma cosa aveva fatto di tanto grave per meritarsi una punizione? E cosa aveva in mente di farle suo fratello? Lili aveva paura.
– sei una puttana! Lo sanno tutti! Tutti in paese ti chiamano “Lili la mangia cazzi”!
– ma… io…
Non finì di protestare che venne investita da un ceffone dritto in faccia.
– zitta. Ti ho detto. Muta devi stare.
Lilia era una ragazza solare, alla mano, sapeva farsi volere bene. Ma aveva un grosso appetito sessuale: era una ninfomane. Si era fatta tutti i compagni di classe. In totale 5. Ma calcolando che nel piccolo borgo c’era una sola scuola e due sole classi di cui una con sole ragazze e che gli alunni erano solo 20 e che la popolazione era di 604 abitanti, di cui più di 400 erano anziani, va da se che ecco che solo 5 ragazzi in rapporto non erano poi così pochi.
– sei una puttana! Ti sei scopata tutti! In città tutti parlano di te. Sei la vergogna della famiglia. Nonna non esce di casa da una settimana per la vergogna. Hai infangato il nome dei Farina, che qui hanno fatto la storia. I Farina hanno una tradizione di sindaci. Il nonno di nostro nonno era sindaco, nostro nonno era sindaco, nostro padre era sindaco, e io sarei stato il prossimo sindato. Quest’anno mi sarei candidato. Ma adesso siamo costretti ad andare via di qui!
Le chiappe nude, bianche, di Lili, suonavano sotto i colpi della cinta dei pantaloni di Gigio. La sculacciava violentemente.
– basta Gigio…
– ti fa male!?
– no. Mi stai facendo godere!
– sei una troia!
Lili godeva, non poteva farne a meno. Gli piaceva essere sculacciata. E più emetteva gemiti di piacere e più il fratello colpiva forte.
L’aveva scaraventata a terra. Si era portato davanti a lei. Si calò i pantaloni. Prese la testa della sorella e gli scopò la bocca.
– succhia troia. Tanto ti piace succhiare i cazzi. Hai succhiato il cazzo a tutti.
Il cazzo di Gigio era come lui: tozzo, molto tozzo, e corto forse troppo corto. La ragazza soffoccava. Il fratello era violento. Ma lei nonostante ciò continuava a godere.
– adesso bevi tutta la mia sborra. Tanto lo so che la bevi. Hai bevuto la sborra di tutti.
Lili non parlava. Piangeva. Ma godeva. Piangeva perché quel mostro di suo fratello le faceva paura. E godeva perché era una ninfomane.
Gigio adesso si preparava a prenderla da dietro. Si sputò sulla cappella e penetrò a secco l’ano stretto e vergine della sorella. Quando tutti gli otto centimetri di un corto ma larghissimo cazzo entrarono, partì un urlo agghiacciante.
Era sottomessa al fratello che la puniva per una colpa che poi di colpa aveva ben poco. Era forse colpa sua se la natura l’aveva fatta cosi bramosa di sesso?
Rivoli di lacrime si mescolavano a quelli del mocciolo e sfociavano in bocca impastati con i capelli. Non aveva la forza per opporsi a quella punizione cosi violenta e ingiusta, e finì con abbandonarsi al piacere incontrollato e non voluto, che la natura le aveva dato.