CLISTERE PER LA PRIMA VOLTA: IL MIO CULO IN CAMPEG
Incredibile meraviglioso: col mio binocolo avevo appena visto il buco del culo di Gilda, in mezzo a quei due chiapponi con i brufoletti! L’orgasmo mi
aveva spossato e scosso tutto…. anche il ventre a quanto pareva! Per fortuna io non avevo dovuto mai mettermi a novanta col culo per aria, non avevo
ricordo alcuno e la mia famiglia era, per così dire, più moderna. Certo, anche a me capitava di farla dura ogni tanto, ma ce l’avevo sempre fatta ad
evitare il clistere, persino quella volta che non andai di corpo per cinque giorni. Confidavo quindi nelle mie capacità sfinteriche, quando
cominciarono i crampi e corsi ai bagni del campeggio – perchè non mi liberavo da prima della partenza, proprio come la Gilda! ohi ohi, che mal di
pancia assurdo, sentivo il tappone scendere grosso come una pigna nel sedere. Però quando cominciai a spingere non accadde niente, per quanto tentassi
restava tutto lì, sull’uscio. Di mal umore, come colpito da una maledizione, uscii confuso e sudato dal bagno, incappando nel padre di Gilda: “Eh
ragazzo, che volto cupo… non avrai mica lo stesso problema di Gilda?”. La sua battuta mi colse di sorpresa e mi allontanai balbettando. Tornai alla
tenda per stendermi e rilassarmi quando ecco che i crampi ricominciarono. Quando notarono che avevo il mal di pancia confessai, tutto preso
dall’imbarazzo. I miei non erano molto esperti e non sapevano bene che fare, così distanti dagli ambulatori medici, ma in men che non si dica comparve
la soluzione sull’uscio. Di nuovo il padre di Gilda, con quella faccia da saputello: “Ahi ahi ragazzo, ho paura che tocca fare il clistere anche a
te”. Stavo troppo male per sentire cosa si stavano dicendo, piegato in due sul materassino. Finchè non sentii che mi inserivano un cuscino sotto il
bacino e mi tiravano giù i bermuda. “Mamma, cosa fateeeeee???!” “Raimondo, purtroppo non resta che fare il clistere. Per fortuna i genitori di Gilda
hanno tutto il necessario e mi hanno spiegato cosa devo fare. Pierina, la mamma di Gilda mi darà una mano.” “Nooooo! Non la voglio! non la voglio!”
“Buono Raimondo, rilassati, altrimenti sarà ancora più spiacevole”. E con una bella manata sul mio sedere la signora Pierina mi fece impietrire
definitivamente. Strinsi involontariamente lo sfintere, a difesa dal suo dito incombente, guantato e unto in olio di semi (non c’era certo vasellina
in campeggio!), ma il dito si insinuò con sicurezza nel mio buchetto contratto individuando subito il problema, e con mia grande costernazione tanto
fece che riuscì ad estrarre alcuni sassolini. “Adesso c’è spazio a sufficienza per inserire la punta”. Mi fecero due microclismi per adulti. Mamma
teneva le natiche separate, perchè anche io a chiappotte non scherzavo, e la signora Pierina spremeva le perette nel mio sedere, quanto bruciava il
glicerolo! E che fastidio quel beccuccio che entrava piano nel culo stretto. Dopo due minuti scappai sopra la bacinella e riuscii ad evacuare la
pigna. Visto che c’era molto di più, la mamma di Gilda consegnò a mia madre la pera da mezzo litro, già piena di acqua saponata, dandole gli ultimi
consigli: “deve trattenere per 10 minuti, se non ce la fa gliene fa un’altra intera. Se lo fa mettere appoggiare su gomiti e ginocchia il sedere starà
più alto e vedrà meglio l’ano”. Che imbarazzo! Mi ecero assumere la posizione col culetto ben aperto, e poi mi inflissero due pere di acqua e sapone.
Con quelle uscì tutta la fogna che mi stagnava dentro. Come quello di Gilda, anche il mio culo non era più inaccessibile.