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Le mie storie (99) 2ª parte

Le mie storie (99) 2ª parte
Sabato
tanto per cambiare mi sveglio prestissimo (appena le 7 del mattino). In casa tutto tace ed io, abituata a stare da sola, non so cosa fare. Ripenso a ciò che ho visto la sera prima, e nonostante oramai abbia di fatto accettato il rapporto tra mio nipote e sua zia, ogni tanto mi vengono degli scrupoli di coscienza. Mi chiedo sempre se sia giusta la cosa, se sia etica, se il fatto di spiarli senza nessuna remora mi renda complice di tutto ciò. I miei dubbi fortunatamente si dissolvono quando dico a me stessa che, seppur nell’evidente stranezza di ciò che fanno, alla fine non danno fastidio a nessuno e si concedono del piacere reciproco. Mi alzo per il caffè che silenziosamente mi porto in camera insieme ad un pezzo di colomba; mentre faccio questa colazione a letto, mando un messaggio a Lorenzo che ho tralasciato nei giorni precedenti. Dopo 5 minuti mi risponde, felice che gli abbia scritto e mi chiede di vederci perché mi ha comprato l’uovo di cioccolato artigianale. Non so ancora i programmi degli altri e quindi resto sul vago, promettendogli una risposta non appena parlato con il resto della famiglia. Si svegliano sia Lina che Giacomo e poco dopo mio fratello si presenta a casa con i cornetti, proponendoci una sorta di Pasquetta anticipata al bosco di Capodimonte. Decido di andare, anche per fare qualcosa di diverso e stare un po’ con la mia famiglia. Mio nipote non mostra tanto entusiasmo, ma il padre riesce a convincerlo dicendogli che sarebbero venuti dei loro amici con i figli della sua età e che si sarebbe organizzata una partita di pallone. Comunico a Lorenzo il picnic e lo invito ricevendo una risposta positiva anche se un po’ deluso dal fatto di non poter rimanere da soli. Prepariamo torte rustiche, pastiera, frittate e mentre siamo quasi pronti per uscire, vediamo svegliarsi Chiara che neanche a dirlo, ci dà buca dicendo che si sarebbe vista con il ragazzo. Il bosco è bellissimo, immenso, mi sembra di stare fuori Napoli; troviamo un posto appartato e ci organizziamo con tovaglie, piattini e bicchieri. Arriva finalmente anche Lorenzo che presento prima di tutto a mio fratello, poi al resto della truppa (siamo circa una dozzina). Mangiamo come se non ci fosse un domani, beviamo e passiamo il tempo a ridere. Verso le 3 Lorenzo mi prende in disparte con la scusa di darmi l’uovo e mi fa capire che vorrebbe stare un po’ solo con me. Il mio spirito da crocerossina e gli effetti postumi del vino, mi convincono facilmente del suo programma, per cui salutiamo la compagnia in direzione di casa mia. Arrivati davanti alla porta, mentre fatico a tenergli le mani al proprio posto, non so perché ma suono il campanello (anche se non dovrebbe esserci nessuno) mentre apro con le chiavi. Il tempo di entrare che vedo fuori dalla stanza degli ospiti Chiara in mutandine e reggiseno tutta rossa in faccia; faccio in tempo a tenere fuori Lorenzo, facendogli capire di aspettare e sento lei che scusandosi mi dice che non credeva tornassimo così presto. Le faccio l’occhiolino per farle intendere che ho capito che è in dolce compagnia, a bassa voce le dico che sono con un collega, venuto per delle carte di lavoro, ma la rassicuro consigliandole di tornare a fare quello che stavano facendo (mentre lo dico abbozzo un sorriso di compiacimento) perché io mi ritirerò con il mio ospite in camera, per fare in modo che, finito tutto, possano uscire di casa senza farsi vedere. Chiara mi bacia sulla guancia e sparisce dietro la porta non prima di avermi fatto vedere involontariamente il suo moroso stesso sul letto completamente nudo con l’uccello in erezione. Sorrido alla scena che mi ricorda tanto me stessa alla sua età, quando tenevo nascosti i ragazzi a mio fratello, ancora piccolo per capire certe cose.
Il mio ospite finalmente può entrare in casa e senza neanche fargli togliere il soprabito, lo spingo direttamente in camera. Gli spiego la situazione invitandolo ad avere un po’ di pazienza, visto che essendo giovani, i due ragazzi non ci avrebbero messo tanto a concludere ciò che stavano facendo. La stanza degli ospiti è separata dalla mia soltanto da una parete, evidentemente non tanto spessa visto che cominciamo a sentir rumori di tutti i generi… Stesa sul letto accendo la televisione mentre lui, in ginocchio, si attacca con l’orecchio al muro. Io cerco di distrarmi, Lorenzo ha l’effetto contrario e si eccita ascoltando gli imprevisti coinquilini, così praticamente all’improvviso, si gira e mi ritrovo il suo uccello appoggiato in testa. Lo guardo mentre le mie orecchie captano nitidamente i gridolini di Chiara a fianco; come un pennello, la sua cappella scende lentamente dalla fronte, passando per il naso fino ad arrivare alle labbra dove non posso fare a meno di cominciare a succhiarlo. I movimenti del mio viso sono quasi sincronizzati ai rumori dell’altra camera, dove i ragazzi finalmente arrivano alla felicità con un ultimo rantolo di lui che dice che sta venendo. Lorenzo ride, riesco a guardarlo sott’occhio, dal basso, mentre la mia bocca comincia a sentire il sapore del suo membro sempre più umido. Dopo qualche minuto finalmente sentiamo chiudersi la porta d’ingresso e subito Lorenzo si stende accanto a me cominciando a spogliarsi così come faccio io. Il tempo di infilarsi sotto le coperte che mi viene sopra e me lo mette dentro. L’eccitazione sale, la sua irruenza anche e in men che non si dica (rispetto al solito) mi viene dentro ed io lo seguo a ruota. Guardiamo un po’ la televisione e mi passa per la mente che potrebbe rientrare mio nipote o mia cognata; infatti dopo poco sento suonare il citofono che annuncia il loro ritorno. Per fortuna abbiamo il tempo di rivestirci e farci trovare nel salone intenti a guardare delle carte di lavoro (cosa che davvero avremmo dovuto fare). Il tempo di un caffè generale e Lorenzo ci saluta. La giornata sembra volgere al termine in maniera tranquilla, mio fratello e la moglie scendono a cenare da me, e dopo aver visto uscire i ragazzi verso le 11 rimaniamo tutti e quattro sul divano a parlare. Ad un certo punto, non so neanche io come sia cominciata, mia cognata si scaglia contro Lina (la sorella), colpevole a suo dire di vestirsi in maniera troppo esuberante soprattutto davanti al figlio Giacomo. In effetti mentre parlava, la povera sorella, senza accorgersene aveva la vestaglia aperta e le gambe quasi tutte scoperte con autoreggenti ben visibili. colta assolutamente di sorpresa cerco aiuto in mio fratello che invece se la ride beatamente; vorrei fare qualcosa per entrambi ma ho l’impressione di essere invadente, poi, Lina accusa il colpo sotto le ripetute accuse della sorella ed allora mi alzo, la prendo sottobraccio e la accompagno in camera sua. Dopo averla rassicurata e tranquillizzata, ritorno in sala dove mio fratello, come se nulla fosse guarda la televisione, sua moglie al contrario, ancora agitata è in cucina a bere dell’acqua. La raggiungo, mi siedo accanto a lei e cerco di spiegarle che, nel bene e nel male, la sorella è fatta così, il suo essere provocante le viene naturale, non ha assolutamente alcun fine cattivo. Dopo un po’ di chiacchiere, finalmente decide di tornare a casa dei miei per andare a dormire. Quando verso l’una di notte ritorna Giacomo (da solo), fortunatamente mi sveglio e gli faccio capire che non è il caso di andare dalla zia a darle la buona notte. A chiusura di tutto, quando Chiara finalmente rincasa, vedendo acceso la luce del mio comodino, mi ringrazia per non averla messa in difficoltà il pomeriggio.
Domenica
finalmente Pasqua! Mi muovo con circospezione per casa cercando di non svegliare nessuno visto l’orario. Riesco a portarmi una tazza di latte in camera e dopo aver acceso la televisione cerco di far passare il tempo in attesa del risveglio degli altri, pronta al Tour de force del pranzo pasquale. Dopo una mezz’oretta fa capolino Lina che mi dà il buongiorno e si ficca nel mio letto con l’intento di ritornare su quello che era successo la sera prima. Chiacchieriamo con tranquillità, io naturalmente faccio finta di non sapere quello che combina con Giacomo e mi mostro dalla sua parte, capendo che una donna come lei, ancora piacente, non fa nulla di male a mostrarsi, soprattutto se nell’ambito familiare. Mi sorprendo, quando si lascia scappare che dopo tutto i giovani sono sempre stati affascinati da quelle più grandi, quasi volesse confessarmi ciò che fa. Effettivamente le confermo che Giacomo è parecchio sensibile a noi “milf”, soprattutto per una questione ormonale; anche a lei così come avevo fatto con mio nipote, racconto che mio fratello ricordava molto il figlio alla sua età anzi era molto più spudorato, tanto da avermi dato non pochi problemi soprattutto con le donne di servizio. Al che, mia cognata scoppia in una risata clamorosa minacciando (in tono scherzoso) di ricattarlo nei confronti della moglie.
Pian piano la giornata prende vita, con la sola eccezione di Chiara che dorme beatamente quando è mezzogiorno, tutti gli altri sono impegnati nella preparazione della tavola e del cibo. Lina non parla con la sorella ma essendosi vestita con una gonna lunga fino alla caviglia ed una camicetta abbottonata quasi sopra il collo, sembra voler rispondere alla discussione del giorno prima. In tutto questo io mi divido nei messaggi in maniera equa sia con Carmine che con Lorenzo, cercando di prendere tempo visto che entrambi vorrebbero vedermi il pomeriggio per uscire insieme. Giacomo si rende conto dell’aria non proprio felice che pervade la casa e mi chiede cosa sia successo. Mi faccio accompagnare a comprare il pane e ne approfitto per raccontargli, più o meno, ciò che è successo tra la madre e la zia; indispettito, naturalmente prende le parti di Lina, sottolineando il fatto che la mamma non lo capisce, lo considera ancora piccolino cosa che evidentemente non è più.
Il pranzo, i dolci, le uova di cioccolato… Quando tutto ciò finalmente finisce, saluto gli altri e mi getto letteralmente sul materasso per riposarmi con in mente ancora la scelta da fare sull’uscita pomeridiana. Quando mi risveglio dalla pennichella, mi faccio una bella doccia poi chiamo mia cognata per un consulto su cosa indossare; dopo un rapido sguardo al mio armadio, prende una gonnellina elasticizzata, una camicetta viola ed un paio di stivali che non metto quasi mai; poi apre la cassettiera dove conservo i completini intimi e mentre sceglie trova (per puro caso) un vecchio vibratore, che nonostante abbia quasi vent’anni, è praticamente nuovo, ancora nella s**tola (regalo di un amico di gioventù). Passato qualche minuto mi porge un tanga che non sapevo neanche di avere e due parigine nere, la guardo aspettando il reggiseno ma mi dice chiaramente che in questa maniera “lo stenderó” nonostante, guardandomi allo specchio non posso far altro che notare i miei coscioni in primo piano.
Suona al citofono, metto la giacca e scendo… Ho scelto di uscire con Carmine, oltre che per un fatto affettivo (una parte del mio cuore forse ci crede ancora), anche perché il giorno dopo sarebbe dovuto tornare a Milano. Appena entro in macchina mi rendo conto che Lina ancora una volta ci ha visto giusto. Vedo i suoi occhi farmi lo scanner da sopra a sotto, poi il suo sorriso aprirsi dicendomi che sono uno schianto. Mette in moto e accomoda la sua mano al caldo tra le mie cosce; gli chiedo dove mi stia portando ma fa il misterioso dicendo di tenere a bada la mia curiosità. Sinceramente immaginavo avrebbe preso la tangenziale per uscire dalla città, invece scende verso il lungomare fino ad arrivare davanti a uno degli alberghi più belli di Napoli. Dopo aver parcheggiato mi prende per mano ed insieme ci avviciniamo all’ingresso mentre dentro di me penso di non essere vestita a modo per un posto del genere. I miei dubbi svaniscono quando davanti alla porta sento la sua mano sul culo accompagnarmi dentro fino a dove, dopo essersi presentato, un signore gli porge la chiave di una stanza. Mentre saliamo in ascensore, mi abbraccia, infila la mano sotto la gonna fino a farla salire sopra il sedere e stringendomi una natica mi dice che questo posto è uno dei vantaggi del suo lavoro. Nel corridoio sono praticamente con il culo fuori, coperto solo dal microscopico filo del tanga, davanti fortunatamente la camicetta copre lo slip per cui quando incrociamo una coppia attempata di stranieri, fortunatamente credo di esser passata inosservata. Nell’attimo in cui entro in camera, vengo trasportata in vacanza, come se non fossi a Napoli pur essendo al centro della città. Mi affaccio alla finestra, davanti a me c’è tutto il golfo con il Vesuvio, dietro dopo qualche Secondo mi ritrovo l’uccello di Carmine appoggiato al sedere mentre le sue mani risalgono la pancia fino ad arrivare alle tettone. Solo per un attimo né sfila una, giusto il tempo di spostare di lato il filo del tanga e cominciare a scoparmi. Nel momento in cui sento entrare il suo uccello dentro di me, mi rendo conto che il paradiso esiste. Non esagero nell’affermare che credo sia stata una delle volte più belle in cui ho fatto l’amore.… Tanto che sono venuta quasi subito mentre lui ha continuato dolcemente nei suoi movimenti; quando si rende conto che ho appena goduto, si ferma, mi abbraccia forte in vita e dopo avermi appoggiato il mento sulla spalla, resta con me a guardare quanto è bella Napoli. È ancora dentro di me, siamo una cosa sola, pian piano torno a sentire il suo membro penetrarmi lentamente ma sempre più in fondo mentre i miei seni sono poggiati sul davanzale ed i miei gomiti faticano a mantenermi tanto del piacere che sto provando. Non so perché ma lo tira fuori per venirmi sul culo e sulla schiena, poi mi giro e ci baciamo fortemente. Ad ora di cena ancora piena per il pranzo pasquale, non ho minimamente fame anche se lui fa salire in camera da mangiare. Mi siedo sul letto in accappatoio e lo guardo contenta mentre si rifocilla come fosse appena tornato dall’isola dei famosi; gli piace tanto mangiare, almeno quanto fare sesso cosa che ricominciamo non appena ha svuotato i piatti. I nostri corpi nudi si intrecciano, si sentono, si toccano l’uno con l’altro, l’uno dentro l’altro; mi metto a pecorina e lui decide di darmi piacere anche nel sedere. Il suo uccello lungo e sottile è perfetto per il mio culo che lo accoglie portandomi all’estasi. Ancora una volta vengo molto prima di quanto succeda di solito aspettando che lui mi esploda addosso poco dopo avermi girato. Sono stremata ma felice, mi chiede di rimanere a dormire con lui, ma il sogno d’improvviso sembra terminare e la realtà mi ricorda che a casa ci sono ancora i miei parenti.
Ci salutiamo senza pensare al futuro, leggo nei suoi occhi un velo di tristezza che forse è anche nei miei, ma purtroppo non riesco a dimenticare il passato. Ritorno a casa e trovo Giacomo sul divano a guardare 1 film. Quando gli chiedo dove siano gli altri mi risponde che la zia in camera sua, i genitori con amici e la cugina tanto per cambiare con il ragazzo.
Mi siedo accanto a lui per organizzare la Pasquetta… Istintivamente mi viene di accarezzargli i capelli, lui mi poggia una mano sul ginocchio… Io lo fulmino con lo sguardo e dopo una risata gliela rimetto a posto. Per il seguito non vi resta che aspettare (continua)

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