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Sentimenti e pensieri del “dopo prima volta&q

Sentimenti e pensieri del “dopo prima volta&q
Avevo appena lasciato la casa del mio amico Lamberto, era successo tutto in modo così strano, l’ amico col quale passavo i pomeriggi a parlare di figa, macchine e moto, mi aveva fatto il culo dopo esserci vicendevolmente e paradossalmente confessati che io avevo sempre fantasticato su di lui e lui su di me mentre ci masturbavamo nei nostri rispettivi luoghi di privacy, e la cosa più straordinaria era che mente lui sognava di farmi il culo, io sognavo che fosse lui a farmelo.
Era successo, ormai non si tornava più indietro, pedalavo seduto sul sellino della mia bicicletta il quale sorreggeva quella parte di me che tanto aveva fatto felice il mio amico, ci pensavo e la cosa mi eccitava da un lato e mi faceva sentire in colpa e vergognare dall’altro.
Si perché il fatto che mi fosse piaciuto, e non poco, mi faceva sentire in colpa.
Mi sentivo in colpa perché avevo sempre pensato che quella non fosse una cosa da fare, che fosse una cosa brutta, cattiva, sbagliata, sporca perché la nostra società insegna ed impone questo. Come se non bastasse, se cercavo di dividere la colpa fra me e lui che comunque era con me mentre facevamo quella “brutta cosa”, io pensavo di essere più in colpa di lui perché lui, in fondo, lui aveva solo infilato il cazzo in un buco che qualcuno gli aveva lasciato usare, ci si era mosso dentro fino a sborrare e si era divertito, ma io l’avevo preso nel culo, mi era piaciuto e non l’avevo nemmeno negato.
Eh si! Lui aveva comunque fatto “una cosa da maschio”, io no, mi ero comportato come una puttanella lasciandolo giocare col mio culo, lasciando che ci appoggiasse il cazzo come se credessi davvero che una volta li si sarebbe accontentato di rimanere fuori, e sempre io forse non avevo tentato di sottrarmi con abbastanza forza quando mi aveva appena penetrato, il dolore era predominante e non aveva ancora lasciato il posto al piacere, che avrei probabilmente fatto bene a fare in modo di non scoprire.
Avrei almeno dovuto fingere di non volere fino all’ultimo in modo che “fosse colpa sua”, dire che non mi era piaciuto e fingere di arrabbiarmi facendolo sentire in colpa, invece dopo che si era svuotato le palle dentro di me sono rimasto li con lui, mi sono lasciato abbracciare da dietro dopo che ci siamo sdraiati su un fianco e quando si è scusato per avermi preso con la forza, ammettendo che pensava di avermi fatto una cosa bruttissima, invece di dargli del bastardo gli ho risposto: “fammelo anche domani”.
Dall’altro lato avevo paura delle conseguenze fisiche di quello che mi ero appena lasciato fare, ero abbastanza maturo per capire che è una cosa che comunque fanno in molti o almeno tutte le donne, qualche ragazzo e qualche trans che avevo visto farlo nei giornaletti porno che mi era capitato di sfogliare, ma ero anche troppo inesperto per capire se in realtà quello che avevo fatto si fosse ripercosso sulla mia integrità fisica. Avevo sentito storie di culi rotti, di gente diventata incontinente, di gente finita al pronto soccorso perché rimasta incastrata e non sapevo quali fossero le leggende e quale fosse la realtà ed inoltre, come se non bastasse, mi sentivo sporco.
Arrivai a casa, andai in bagno, mi sedetti sul water e mi feci una sega pensando a una ragazza che conoscevo, avevo bisogno di sapere se la figa mi eccitava ancora, la risposta era “si”, eppure anche se pensavo a quello che avevo fatto poche ore prima mi si induriva il cazzo. Avevo bisogno di una doccia come se l’acqua potesse lavare via l’onta di quello che avevo appena fatto e strofinandomi con il sapone su tutto il corpo mi soffermai sul mio culo, iniziai a tastarlo, a toccarlo, a ispezionarlo, non mi sembrava diverso dal solito, non mi sembrava slabbrato, era il mio solito culo, forse tutte quelle storie che avevo sentito semplicemente non erano vere.
Uscii dalla doccia, mi misi davanti allo specchio del bagno, mi voltai, mi divaricai le natiche e mi guardai l’ano, mi sembrava un normalissimo ano, nessuna lacerazione, nessun sanguinamento, eppure aveva appena ricevuto un cazzo di dimensioni rispettabili, duro come il marmo che vi si era intrufolato dentro non certo gentilmente ed una volta dentro si era trastullato energicamente senza fare troppa attenzione a non ferirmi.
Arrivò l’ora di andare a dormire, mi misi a letto ma non dormii molto e la notte passò fra sogni e risvegli con le fantasie più strane ed assurde, poi venne il giorno, suonò la sveglia e mi preparai per andare a scuola, lui sarebbe venuto a prendermi con la macchina e sinceramente non avevo idea di cosa gli avrei detto, speravo che ci fosse anche il nostro amico che il giorno prima, non venendo a scuola, aveva fatto si che in auto da soli affrontassimo il discorso che aveva dato il via a quello che poi facemmo nel pomeriggio, se fossimo stati in tre, se ci fosse stato un estraneo al nostro segreto dentro l’abitacolo, avremmo avuto entrambi la scusa per non parlarne.
Mi misi sul marciapiede ad aspettarlo, vidi la macchina arrivare e notai che era solo, il nostro amico non c’era nemmeno oggi e come se non bastasse lui, quando accostò, abbassò il finestrino e mi disse: “sali”.
Io sul marciapiede, lui che accosta, abbassa il finestrino e mi dice “sali”, in pratica mi caricò come si caricano le puttane a bordo strada, ci mancava solo che mi chiedesse “quanto vuoi”, tutto per mettermi a mio agio insomma!
“Come sta il tuo bel culetto dopo quello che abbiamo fatto ieri?” mi chiese con aria quasi orgogliosa.
Non potevo crederci! Nemmeno un po’ di rimorso, io mi sentivo in colpa e lui invece ne era orgoglioso!
“Così me lo chiedi? Sei orgoglioso di quello che abbiamo fatto? Non ti vergogni neanche un po’?” gli risposi arrabbiato.
“Vergognarmi? E di che? Mi è piaciuto e mi sembra che anche a te sia piaciuto, quando siamo d’accordo noi due non facciamo del male a nessuno, che problema c’è quindi?” mi rispose con una serenità quasi disarmante.
“Ti rendi conto che siamo due maschi e che mi hai fatto il culo? Vuol dire che siamo gay, non ti turba questo?”.
“Non siamo gay” rispose ridendo, “tu mi ami? vuoi forse sposarmi?”
“Ma no, siamo amici, non provo certo sentimenti di quel tipo verso di te, ma l’attrazione fisica…” mi interruppe bruscamente:
“Ma quale attrazione fisica? io volevo un culo e tu volevi un cazzo, è capitato fra noi perché abbiamo confidenza e da tempo ci scherziamo sopra, perché alcuni eventi hanno fatto si che succedesse e ne sono pure felice, ma se tu fossi stato un altro ti avrei inculato lo stesso e se io fossi stato un altro tu ti saresti fatto scopare lo stesso, chissà quanta gente vorrebbe farlo e non ha avuto la fortuna che abbiamo avuto noi due”.
Effettivamente come potevo dargli torto?
“Hai ragione, ma adesso non facciamo che vai a vantartene con gli amici” gli dissi con un tono fra l’ironico e il serio.
“Oh, ti assicuro che se non fosse una cosa che tutti considerano tabù mi vanterei col mondo intero di come ti ho inculato, della sborrata che ti ho messo in culo e di quanto sia bello strofinare il cazzo dentro di te, ma la gente non capirebbe, quindi rimarrà il nostro gran segreto anche perché poi rischierei che qualcun altro voglia provarti e invece voglio il tuo culetto tutto per me”.
Le sue ultime parole mi fecero gelare il sangue.
“Che intendi dicendo che vuoi il mio culo tutto per te? che ritieni che siamo insieme?” gli chiesi allarmato.
“Ma no” rispose, “siamo due amici come prima che succedesse, solo che sappiamo che se abbiamo voglia ci possiamo divertire assieme, se poi un domani uno di noi due si troverà la ragazza decideremo se smettere di farlo ma adesso, visto la carenza di figa che abbiamo entrambi, direi che il problema non si pone e tanto vale divertirsi, non trovi?”.
Ancora una volta aveva ragione.
“Parli bene tu!” gli risposi, “alla fine quello che lo prende nel culo sono io però”.
“Non mi sembra che ti dispiaccia” disse ridendo mentre guardava la strada, “se poi ci tieni possiamo provare ad invertire i ruoli anche se ti confesso che la cosa non mi entusiasma”.
Non mi interessava l’idea di essere io a fargli il culo, ci avevo anche pensato qualche volta ma proprio non era una cosa che mi eccitava contrariamente a quanto mi succedeva se pensavo al bel culo rotondo e liscio di una ragazza, ma dovevo conservare davanti ai suoi occhi la mia mascolinità quindi risposi: “non saprei, potrei farlo anche solo per vendetta, vedremo”.
Arrivammo a scuola, parcheggiammo l’auto e ci dirigemmo all’ingresso, camminavo davanti a lui e sapevo che mi stava guardando il culo, me lo sentivo e sapevo anche a cosa stava pensando, arrivammo in classe e prendemmo posto sui banchi fingendo che fosse una giornata di scuola come tutte le altre, ma nella mia testa c’era il suo cazzo e nella sua, di sicuro, c’era il mio culo.
Dovevo imparare ad accettare questa cosa e soprattutto accettare il fatto che mi piacesse.

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